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Cartoline dalla Woodstock dello Spazio Pubblico

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Dopo un po’ di attesa,  come  le cartoline delle vacanze estive che immancabilmente arrivavano ad autunno inoltrato, sono arrivate le interviste (che presto pubblicheremo nella nostra web-tv) raccolte alla Prima Biennale dello Spazio Pubblico, organizzata dall INU, a Roma  dal 12 al 14 maggio scorso.

Una biennale che ha ridotto al minimo le formalità, a partire dalla sede, le aule della facoltà di Architettura di Roma3 in pieno cantiere; per cui  sono stati pochissimi gli inviti ufficiali, ed i mezzi e tanto il volontariato. Una volontà di partecipare che ha stupito gli stessi organizzatori della segreteria tecnica, che puntavano alla metà dell’affluenza verificatasi, confessando di non aver voluto spingere troppo sul fronte diffussione mediatica, per timore di non poter gestire grandi affluenze. Ma l’evento che Mario Spada da affettuosamente defino “Woodstock dello Spazio Pubblico” ha funzionato nonostante il caldo, la polvere ed il rumore.

Tutto è cominciato dal Web con tre concorsi, due dedicati a progettisti ed istituzioni, uno di fotografia, ed un call for paper lanciati dall’ INU 2 anni fa. “spontaneamente si sono formate aggregazioni più o meno numerose sui singoli temi. Aggregazioni che hanno seguito le vie orizzontali proprie della rete e solo in seconda battuta hanno raggiunto la verticalità delle istituzioni“. Le risposte hanno generato a cascata sessioni tematiche ed interventi a riempire, in un programma di 3 giorni estremamente denso che ha lasciato l’imbarazzo della scelta e fatto desiderare il dono dell’obiquità.

La partecipazione in tutte le sue sfaccettature di significato è stato il tema più sentito oltre ad essere , come vedrete dalle interviste, il marcatore che evidenzia gli ideali della vecchia scuola e la sfiducia dei nuovi architetti. Giovani troppo silenziosi, educati dall’università a rinunciare alla rivendicazione, secondo Andreina Milan dell‘università di Bologna, che invece di studiare nuovi modi di fare da tramite tra popolazione ed istituzioni, come suggerisce Chiara Pignaris, e ci racconta Roberto Bobbio in un caso esempio delle coste Italiane; reclamano la “responsabilità della progettazione” come Luca Montuori e lo studio Acces.SOS. Altri ancora si tirano fuori dalla filiera della partecipazione, agendo prima della popolazione con una  gerrilla di micro interventi di attivazione sociale sul territorio come lo studio Esterni di Milano o magari sfruttando le potenzialità del web come Focus (di critical city upload), ed urban experienze; a patto che serva,e questo accomuna le varie generazioni, a ritornare ad occupare lo spazio pubblico fisicamente e tradizionalmente inteso.

Grandi assenti, oltre ad alcuni urbanisti della facoltà ospitante, ampliamente rappresentata invece da progettisti esperti in “relazione conil patrimonio archeologico” , anche grandi temi quali ad esempio la sostenibilità ambientale e le infrastrutture. Mancanze a cui abbiamo 2 anni per rimediare, si affretta ad affermare nella conferenza d’apertura  Mario Spada, perchè la prima biennale dello spazio pubblico non si è conclusa, ma continua sul web dove vengono tuttora  caricati tutti gli interventi, paper e presentazioni, e dove  si lavora alla  Carta dello Spazio Pubblico, obiettivo ultimo di questa Prima Biennale, che è anche un po’  l’inizio della prossima

info: www.biennalespaziopubblico.it

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