“ All’indomani dell’ approvazione della delibera del Consiglio Comunale che sancisce la vendita del patrimonio immobiliare ATAC il Deposito Liberato di San Paolo invita tutte e tutti a riconquistare la città!”
In un momento in cui i processi di partecipacione ci vengono praticamente imposti dalla comunità europea diviene urgente interrogarsi su quali siano i metodi ed i meccanismi che posso attivare una reale partecipazione e renderla efficace. Mentre da un lato urbanisti e sociologi, producono manuali e carte della qualità che raramente vengono letti da architetti, come gia visto alla biennale dello spazio pubblico, i giovani si lanciano, altrettanto alla cieca, in esperimenti di attivazione di coscienza sociale. A mio parere, e come ho sperimentato nel workshop festarchlab di Terni, il salto nella qualità della partecipazione sta tutta in questo scarto tra un processo partecipativo offerto dall’alto in cui un tecnico si rivolge ai cittadini chiedendo “ in che modo possiamo aiutarvi a migliorare la vostra qualità della vita” e all’ azione, in cui qualcuno scende in strada e comincia a fare qualcosa di riconoscibile come “stiamo cercando di migliorare il nostro ambiente pubblico, come puoi aiutarci a fare la cosa giusta?”. La differenza sta nell‘umiltà del “propositore” e nella responsabilizzazione di tutti i partecipanti che è la base della comunità, e che diventa più forte nei momenti di difficoltà. Il caso del Deposito pieno di Idee è di questo secondo tipo .
Venti nuclei familiari stanno occupando i venti uffici che affiancano l’ex deposito Atac di San Paolo, un enorme piazza coperta, che per circostanze e condizioni e possibilità ricordano il Sesc Pompeia, di San Paolo,di Brasile. Da anni questa struttura dismessa esercita il suo fascino su di progetti di tesi e workshop di architettura che lo scorso 11 luglio sono confluiti in una mostra dal nome Possibili Trasformazioni che è stata il primo stimolo a partecipare al progetto Un Deposito Pieno di Idee.
Siamo davanti all’ennesima svendita di beni pubblici che ha per scusa la crisi economica e per ricompensa scarsissimi finanziamenti ad attività di quartiere, l’ennesimo svilimento del ruolo dei cittadini, che già avevano richiesto che questo deposito divenisse un centro culturale. Ma se da un lato sembra non ci siano mai abbastanza fondi per le attività culturali, per le grandi opere, che permettono forme di speculazione altamente remunerative, spesso si sono trovati, come il caso TAV, in cui però la volonta del popolazione informata ed attiva è riuscita ad imporsi. Ha ricordato l’urbanista Paolo Bernardini all’ eterogena folla che ha partecipato al dibattito assieme ad gli architetti Burrascano, Sotgia, ed il presidente del municipio.
Al di la delle circostanze politiche contingenti, che sono quelle di sempre, nel Deposito Liberato di San Paolo un nuovo movimento, Roma Bene Comune, invita ed allo stesso tempo rivendica partecipazione con un azione chiara all’interno della quale tutti possono trovare un proprio spazio e una propria forma di esprimere desideri e progetti, dal dibatto all’ esposizione alle cartoline consegnate a tutti i partecipanti per apportare esempi e visioni di un “nuovo modello di città da pensare insieme” a partire da questa sua piccola parte.
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