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I Park Art, guerrilla creativa urbana per la ri-appropriazione dello spazio pubblico

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I Park Art è un progetto di guerrilla creativa urbana che promuove la ri-appropriazione dello spazio pubblico attraverso l’azione artistica.

L‘idea si basa sull’offerta temporanea di uno spazio espositivo in una parte circoscritta della città, e si traduce nell‘ occupazione temporanea di un parcheggio pubblico, utilizzato non al fine di far sostare un auto bensì per esporre un’ opera. Elemento base è l‘utilizzo a tale scopo di un parcheggio a pagamento: tramite il pedaggio si stipula difatti un contratto che prevede l’occupazione temporanea di una data porzione di suolo, formalmente adibita a parcheggio auto, ma per la quale la norma non dichiara esplicitamente quale debba essere “l‘oggetto” da parcheggiare.

L’operazione quindi legalizza l‘occupazione temporanea di un’area veicolare e I Park Art la adibisce a spazio creativo. L’ esigenza nasce dall‘ analisi della città contemporanea che vede sempre più, da parte delle automobili, l’occupazione massiva del suolo: attraverso l’utilizzo di parte di questo spazio, per esposizioni artistiche temporanee, si amplifica la possibilità di sviluppare quel fenomeno che la sociologia urbana definisce serendipity, la capacità cioè di suscitare stupore davanti a qualcosa di inaspettato.

Si crea così una galleria urbana di libera fruizione e interpretazione a cui si aggiunge la variabile aleatoria di variare luoghi e date: l’Arte si sposta , si mostra al pubblico e invade la città con la sua massa e il suo colore, si muove senza freno creando stupore e dichiarando con forza la propria esistenza. Le installazioni vengono create in situ dagli artisti, trasformandosi così in performances che coinvolgono i cittadini e i passanti, e diventando prezioso strumento educativo attorno al fenomeno artistico.”

Teoria.

Questo progetto nasce attorno all’esigenza di coniugare in un rapporto vivo e reciproco Arte, Architettura e Città, riflettendo e analizzando vari aspetti della contemporaneità che caratterizzano questi tre fattori, Oggi. La società contemporanea, figlia del suo tempo e della globalizzazione, ha reso il mondo più uniforme, diminuendo le diversità socio-culturali, azzerando i confini geografici, misurando le distanze in ore e non più in chilometri. Culture metropolitane che si fanno sempre più simili tra loro, che non sono più caratterizzate da precise connotazioni geografiche, bensì da valori sociali che identificano uno spaccato del contesto complessivo. In questa situazione è possibile ritrovare dei valori applicabili ad un modello generale di città metropolitana contemporanea, dei costrutti che nascono però da riflessioni che tengono conto della storia passata che li ha generati e delle singole peculiarità.

Scoprire e capire come la museografia, l’arte, l’economia, la sociologia e la pubblicità possono influenzarsi tra loro e siano tutte vittime dello stessa sovrastruttura generale, ci può portare ad immaginare un nuovo scenario plausibile, nel quale si possano proporre nuove strategie espositive che vadano oltre alla situazione attuale, inoltrandosi in un prospettiva rivolta al futuro. Uno scenario che possa rispondere a precise contingenze atte a perseguire lo scopo finale: l’allestimento espositivo; un nuovo concetto di museografia che sia applicabile alle leggi che regolano oggi il trascorrere contemporaneo, che sia pragmatica e capace di dare delle risposte a precise domande; la ricerca architettonica attuale non sempre ha coinciso con le esigenze e le richieste degli artisti, che pur sapendo che il museo rappresenta motivo di avvicinamento con il grande pubblico, hanno comunque presente il pericolo di omologazione.

Una società di consumo, di istanti, di virtuale / reale, di contraddizioni, di integrazioni, di globalizzazioni, etc porta forzatamente ad una risposta museografica che tenga conto di questi vari aspetti; questo dato non vuole essere universale e dogmatico, non vuole porre giudizi in merito allo stato morale della società, vuole essere soltanto, pragmaticamente, pronta al confronto con la realtà. Una risposta che varchi le normali prassi della pratica museale    perchè, consapevole del cambiamento delle arti e dei costumi, vuole essere coeva al suo tempo.

Pur essendo cosciente che determinate forme d’arte classiche devono necessariamente essere tutelate e preservate con metodi classici, come è stato il museo fino ad oggi, vi è anche la consapevolezza che l’arte è cambiata e con essa deve cambiare il modo in cui viene proposta.

Se il presente modello occidentale comporta una fruizione concentrata del mezzo culturale ,in seguito ad una progressiva riduzione delle tempistiche delle visite, inversamente proporzionale al numero delle stesse, si può immaginare un futuro prossimo dove il consumo culturale sia concentrato in pochi istanti.

Scenografie metropolitane come quinte espositive dove il consumatore venga a contatto con il prodotto culturale non per sua diretta volontà ,ma per effetto obbligato .

In seguito ,in sociologia urbana, una trasposizione dell’oggetto estetico all’interno della città può ricreare quella serendicity, ovvero una città nella quale si possa osservare un dato imprevisto anomalo e strategico, che fornisce occasione allo sviluppo di una nuova teoria o all’ampliamento di una teoria già esistente, diramando così al proprio interno comunicazioni fisiche e virtuali, costruendo ossimori urbani, in cui ogni fenomeno si spiega solo nel rapporto con la propria contraddizione.

Nuove teorie per reinterpretare le periferie urbane, i non-luoghi, i parcheggi a pagamento.

Pratica.

La prima esperienza I Park Art è stata realizzata nel luglio del 2009 a Genova in Italia. Successivamente il progetto è stato replicato attraverso l’adesione e l’aiuto prezioso di artisti, amici, sostenitori in diverse città in Italia e non solo.

Roma, Milano, Torino, Lima, Città del Messico e Parigi sono alcune delle città I Park Art è sceso in strada.

Il processo nel quale prende forma I Park Art è così riassunto.

Nel momento nel quale si accende l’interesse di una nuova città di aderire al progetto, viene innanzitutto fisata una data, si individua un luogo dove sia davvero importante agire e dove ci sia l’opportunità di avere un massimo riscontro. Avviene in seguito, attraverso Internet 2.0 e il passaparola, l’organizzazione dell’azione. Adesione degli artisti e definizione dei dettagli. Infine si scende tutti in strada e si da vita all’evento.

Data la natura aleatoria del progetto, non è mai stato possibile avere una previsione di quello che sarebbe esattamente successo. Questo aspetto ha una potenzialità enorme; tutti coloro che partecipano sono coscienti di tale situazione, dando vita spontaneamente ad una collaborazione tra artisti e abitanti del quartiere. Nell’ultima azione realizzata, a Parigi ( 22 Maggio 2010, in contemporanea a Torino ) la risposta del quartiere e degli artisti è stata fantastica. Gli artisti hanno capito la potenzialità del progetto e gli stessi abitanti del quartiere hanno apprezzato e supportato spontaneamente. Una bellissima giornata.

L’obiettivo è quello di ricreare una comunità di creativi ( http://iparkart.ning.com ) che, dediti allo stesso messaggio, trasformino il progetto in una pratica quotidiana, per sostenere che è possibile (ri)concepire uno spazio urbano che sia al servizio dell’uomo e non dell’automobile.

La guerrilla creativa vuole difatti mostrare, anche forzatamente, una nuova possibile interpretazione dello suolo pubblico, per stimolare domande e suggerire possibili risposte.

Una strategia ideale sarebbe quella di partire dalle aree a più alta densità di automobili, notariamente le grandi metropoli, per poi estendere il progetto all’intero sistema.

Necessario ricordare che chiunque può aderire al progetto contattandomi e seguendo le poche istruzioni che si possono trovare sul sito ufficiale : http://parkart.wordpress.com/instruction/ .

A causa di vari attacchi mirati all’appropriazione del progetto per perseguire scopi commerciali/promozionali, sono stato purtroppo costretto, a inserire tali condizioni. Difatti è anche questa la ragione della presenza della licenza CreaviteCommons.

Ringraziamenti.

Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che fino ad ora hanno aderito al progetto e hanno fatto si che si potesse realizzare nelle diverse città: Andrea, Alessia, Amandine, Davide, Flavio, Emilie, Fijodor, Francesco, Francesca, Luka, Maurizio, Maria Pina, Viola, Vinicius, etc.

Reclaim the Streets.
Mattia Paco Rizzi
Info & news : www.iparkart.com

testo e immagini di Mattia Paco Rizzi.

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